Le Sfere In Movimento sono quelle che ci
propone un’artista che ha alle spalle una vasta esperienza musicale ma che con
questo disco fa capire dove è capace di arrivare. Ascoltare per credere.
Avevo appena ascoltato i Velvet Underground divertendomi a sbucciare quella banana di Wharol in copertina, ne avevo scrutato attentamente il numero di serie impresso sul retro del disco per ricordarmi che quello non era solo un lp ma un cimelio da collezione, poi, richiamato dal mio dovere – piacere avevo scelto dagli ultimi arrivi un’artista che ha lasciato in me un segno e così, dal sound metropolitano sono piombato in atmosfere di certo non metropolitane come non le ascoltavo da tempo.
Avevo appena ascoltato i Velvet Underground divertendomi a sbucciare quella banana di Wharol in copertina, ne avevo scrutato attentamente il numero di serie impresso sul retro del disco per ricordarmi che quello non era solo un lp ma un cimelio da collezione, poi, richiamato dal mio dovere – piacere avevo scelto dagli ultimi arrivi un’artista che ha lasciato in me un segno e così, dal sound metropolitano sono piombato in atmosfere di certo non metropolitane come non le ascoltavo da tempo.
Sei semplici pezzi che fanno risaltare una voce unica
capace di muoversi tra soul e r’n’b, un disco che non tradisce neanche alcune
tipicità sonore elettroniche che richiamano un minimalismo alla Cage, un
coacervo di contaminazione e tradizione che innova. Ecco, questo è il vero
senso di Moving Spheres di Rose, quel disco di
cui parliamo qui con il cuore in mano. E’ difficile per noi recensori lasciarsi
coinvolgere dall’ascolto di un disco, spesso ci lasciamo prendere da analisi
cervellotiche che più che farci sentire uomini ci equiparano a macchine
pensanti eppure, anche noi abbiamo un cuore, difficile da scalfire ma che
quando entra in contatto con le note a volte deve piegarsi anche a
quell’istinto animalesco che dice “ascolta, ama, pensa”. E così Rose con Moving
Spheres ha toccato lì dove altri non sono riusciti, ha
puntato dritto al cuore colpendolo in pieno per far si che viva in una nuova
dimensione terrena dove la musica diventa, finalmente, amore. Dotata di una
voce unica che a volte mi ha riportato a certe sonorità alla Amy Winehouse,
l’indimenticabile, Rose dimostra di sentirsi a proprio agio con quel genere
spaziale che la rende unica. Lo si capisce già dalla traccia di apertura di Moving
Spheres, quella Relation che non lascia nessuno spazio ad
interpretazioni di sorta perché qui soul e r’n’b si fondono con maestria grazie
anche a musicisti di supporto quali Alessio Benedetti alla batteria, Alessio
Zoratto al basso, Matteo Pinna alla chitarra, Alessandro Scolz al piano ed alle
tastiere e Mario Castelletto alle percussioni. Il secondo brano, quello che dà
il titolo all’album vede aggiungersi anche Marco D’Orlando alla batteria e
Roberto Amadeo al basso ed alle tastiere che contribuiscono a rendere il pezzo
vicino a quelle sonorità che hanno coinvolto anche il grande Bowie quando ha
contaminato i propri pezzi di kraut anche se, qui, Moving Spheres veste i panni
di una suite kraftwerkiana. Same Things è invece molto più orecchiabile, quasi
una disco anni settanta, ma di quel periodo ne prende solo l’atmosfera perché
il pezzo cantato amorevolmente da Rose rende un’idea ben più ampia di come al
sound è sempre possibile dare quel tocco personale se ci si vuole distinguere
da tutto il resto. Il piede qui batte con sapienza perché la partitura musicale
si presenta con semplici passeggiate strumentali di un jazz un po’ d’altri
tempi. Amused è di una dolcezza che sconfina grazie ai tocchi di un basso e di
una chitarra che cuciono armonie per atmosfere uniche dove la voce di Rose si muove
a proprio agio senza mai strafare. Ecco, forse è tutto qui il pregio di
quest’artista, rendere l’essenzialità non un concetto ma una realtà unica che
produce suoni e musica oggi sempre più difficile da ascoltare. Stupid ci
proietta nel funky, probabilmente il pezzo più blues dell’intero album, con un
notevole spazio alla voce di Rose che rende giustizia ad una black music di
vecchia matrice perché, qui l’interpretazione è davvero magistrale come lo è il
pezzo di pianoforte centrale o quello della chitarra suonata con lo slide. La
chiusura con Up & Downs è stile Amy Winehouse e questo non è un difetto,
anzi, l’acustico che è generato dal duetto voce – chitarra rende giustizia ad
un disco che dire perfetto è poco. Conclusione: se Moving
Spheres è l’album di esordio di questa artista di origini
veneto - friuliane che prende il nome di Rose, aspettiamoci in futuro
cose sempre più ardite e valide. E se Music Force e Toks Records hanno deciso
di produrlo vuol dire che hanno visto in questo lavoro l’inizio di un percorso
che li porterà tutti lontano, compresa questa grande voce che abbiamo
ascoltato.
Tracklist
1. Relation
2. Moving Spheres
3. Same Things
4. Amused
5. Stupid
6. Ups & Downs
2. Moving Spheres
3. Same Things
4. Amused
5. Stupid
6. Ups & Downs
Rose – Lead
Vocals And Background Vocals
Alessio Benedetti – Drums
Alessio Zoratto – Bass
Matteo Pinna – Guitar
Alessandro Scolz – Piano & Keyboards
Marco Castelletto – Percussions
Additional Musicians On “Moving Spheres”
Marco D’Orlando – Drums
Roberto “Rob” Amadeo – Basso, Keys
Alessio Benedetti – Drums
Alessio Zoratto – Bass
Matteo Pinna – Guitar
Alessandro Scolz – Piano & Keyboards
Marco Castelletto – Percussions
Additional Musicians On “Moving Spheres”
Marco D’Orlando – Drums
Roberto “Rob” Amadeo – Basso, Keys
All Songs
Written By Rosa Mussin except Up & Downs written by Stefano Taboga
Recorded in
Toks Records Studios
Produced And Mixed By Steve Taboga
Additional ound Engineer Marco Melchior
Mastering Max Millan
Photos: Paolo Jacob
Artwork: Mirco Muner
Produced And Mixed By Steve Taboga
Additional ound Engineer Marco Melchior
Mastering Max Millan
Photos: Paolo Jacob
Artwork: Mirco Muner
Label: Music Force/Toks Records