Il ritorno del Banco Del Mutuo Soccorso con Transiberiana non è la
rinascita della band ma la continuità nel nome di Francesco Di Giacomo e
Rodolfo Maltese. Grandi atmosfere ed il solito bel prog rock fanno di questo
ritorno un disco del quale si parla e se ne parlerà tanto.
Dopo la
scomparsa di Rodolfo Maltese prima e di Francesco Di Giacomo poi, il Banco
torna con una nuova formazione, guidata sempre da Vittorio Nocenzi, che sforna
un bel concept come nella migliore tradizione della band che per anni ha
rappresentato, e continua ancora oggi a rappresentare, il meglio del progressive
italiano. Ma dopo la pubblicazione in tutto il mondo dell’attesissimo ritorno della
grande formazione ci si accorge che questo lavoro è tutta un’altra cosa, perché
pieno di atmosfere rinnovate rispetto a quelle a cui il Banco ci aveva
abituato. E certo però che a distanza di ben venticinque anni dall’album 13, la formazione romana di strada ne ha fatta. E
poi anche la coincidenza di questa uscita fa davvero pensare ad un ritorno in
grande stile – almeno per quanto riguarda gli appassionati di progressive –
dato che in quest’ultimo periodo sono stati pubblicati prima, La Parte Mancante di Francesco Di
Giacomo, un album di inediti stupefacente, e poi Transiberiana. Vittorio Nocenzi ha voluto in diverse interviste
precisare che per il nuovo lavoro esistono due aspetti principali, vale a dire
la nuova formazione e la presenza dei
suoi figli Michelangelo e Valerio nel progetto, quasi una specie di passaggio
di testimone .... al futuro. Anche la nuova formazione ha dalla sua una potenza
di suoni straordinaria a cui contribuiscono in modo notevole oltre che il
solito Nocenzi alle tastiere, Filippo Marcheggiani alla chitarra solista,
Nicola Di Già alla chitarra ritmica, Fabio Moresco alla batteria, Marco Caposi
al basso e Tony D’Alessio al canto che se pur eccellente non potrà mai
sostituire la timbrica di Francesco Di Giacomo voce nella quale il Banco ha da
sempre rispecchiato tutte le sue composizioni. Transiberiana rappresenta quel viaggio lunghissimo che attraversa
paesaggi come le steppe ed i deserti, luoghi che nel disco sono la metafora
della nostra esistenza dove, proprio come un treno c’è una partenza, che
corrisponde alla nascita, ed un arrivo, che corrisponde alla morte, un viaggio
fatto di imprevisti così come nella vita di ognuno di noi. Questo album di
ritorno del Banco è un lavoro che lascia davvero sorpresi per la capacità ed il
coraggio che Vittorio ha dimostrato ancora una volta di avere circondandosi
dapprima di strumentisti eccellenti, e poi rispolverando ancora le enormi
potenzialità espressive che nonostante le ultime vicende della band ed anche
personali, non si sono mai affievolite ma si sono invece mantenute sempre sui
binari – Transiberiana – finora seguiti dal Banco del Mutuo Soccorso che ha
sempre viaggiato, come su un treno, migliorandosi ad ogni uscita. Ed è bello
poi sapere che in occasione di Transiberiana
e della scomparsa dei due componenti del Banco, Di Giacomo e Maltese, Nocenzi
abbia poi detto che nonostante l’accanimento del destino lui a tutto questo non
ci stava e quindi Transiberiana
rappresenta, in effetti, quel riuscire a trasformare in positivo tutto quanto
di negativo si è abbattuto negli ultimi anni sulla band romana. Ascoltando
l’album poi, sin dall’apertura con Stelle
sulla terra l’assalto
progressive è così impeccabile che si capisce immediatamente con che genere di
nuovi innesti abbiamo a che fare, innesti che portano alla realizzazione di una
prima suite dove la voce di D’Alessio, tra l’altro anni or sono segnalato a
Nocenzi proprio da Francesco Di Giacomo, dimostra appieno le sue capacità
timbriche e vocali. L’imprevisto, anche
se con inserimenti acustici, è il classico progressive al quale il Banco nel
tempo ci ha da tempo abituato; grandi atmosfere dove, se all’inizio brilla la
chitarra elettrica di Filippo Marcheggiani, successivamente ci riporta a tutte
quelle sonorità compositive complesse che solo grandi musicisti riescono a
realizzare. Ma qui c’è da dire che l’eredità del vecchio Banco e le
potenzialità della nuova formazione formano un unicum in continuità, proprio
come quella Transiberiana che
attraversa territori a volte selvaggi a volte inesplorati come, spesso, accade
nella nostra vita. Con La Discesa Dal
Treno si entra
sempre più in questo viaggio che è fatto di tutte quelle tipiche sonorità del
progressive nostrano dove il perfezionismo non è metafora ma appartiene a
questi luoghi ed a questi grandi musicisti che, se a qualcuno venisse mai in
mente, non sono nocenzidipendenti bensì hanno tutto quel carisma necessario per
contribuire sapientemente alla scrittura di un album che è quasi rinascita. E
qui lo si capisce appieno per il grande ed intrinseco intendersi tra musicisti,
e Transiberiana diventa proprio
questo, uno stare insieme come i vagoni di un treno nella musica, così come
avviene nella vita che scorre veloce ed inesorabile come il viaggio qui
appresentato in questo, ulteriore, classico lavoro. L’Assalto Dei Lupi è uno di
quei pezzi che dimostra appieno le qualità tecniche di tutta la band, con un
rock che offre un sound pieno di atmosfere che si muovono sulle linee armoniche
di certe vecchie conoscenze come i Gentle Giant e gli Yes. Un pezzo
stratosferico accentuato da un lirismo in cui, anche in passato, il Banco ha
saputo riconoscersi e farsi immediatamente riconoscere. Ed il lirismo si
trasforma in una poesia unica con Campi
Di Fragole che è
davvero la summa poetica di questo disco che parla di vita e della vita di
ognuno di noi. E la voce di Tony D’Alessio dimostra di essere il nuovo modo di
essere Banco, un Banco Del Mutuo Soccorso che si prepara già ad un nuovo lavoro
grazie anche alle tante idee del solito Nocenzi, che pur con uno sguardo al
passato dimostra la contemporaneità della band. E così anche i suoni di cui è
composto Lo Sciamano dimostrano
la diversità e la nuova strada intrapresa che porta ad atmosfere contemporanee
che non disdegnano però il passato. La chitarra del solito Filippo Marcheggiani
e le tastiere di Nocenzi sono qui il vero collante di un rock progressivo che
in certi momenti sembrano raccontare un’opera classica come lo è già Transiberiana. Ed Eterna Transiberiana è il
ruggito del treno e la poesia del cantato che si uniscono in uno sfavillare di
atmosfere uniche, coinvolgenti come solo il progressive rock è capace di dare.
Uno splendido passaggio questo che sembra dipingere su tela la vita e le
contraddizioni di ognuno di noi. Neve, mare, sole come elementi di una vita che
ogni giorno è chiamata a confrontarsi con il resto del mondo. I
Ruderi Del Gulag è stato
il primo singolo estratto di questo meraviglioso lavoro che tra suoni, cupezza
e scale armoniche danno il senso di questa nuova avventura. Molto vicino ad
atmosfere jazz-prog il pezzo è di certo uno dei più coinvolgenti di tutto il
lavoro sia per sonorità che per ricercatezza. Con Lasciando Alle Spalle sembra invece di ritornare indietro a quel Passaggio con tanto di clavicembalo
tratto da Banco Del Mutuo Soccorso del
1972. Il Grande Bianco è quanto mai di ipnotico si possa immaginare, un
ipnosi per un viaggio che sembra muoversi in uno spazio immenso, senza confini
con tutte le sonorità tipiche di un progressive che si evolve e che sembrano
trovare il proprio spazio ideale per dimostrare quanto, a volte, pur nell’intricato
intreccio delle musiche il progressive possa essere la semplicità sonora che si
fa musica. Chiude
questo nuovo lavoro del Banco Oceano:
Strade Di Sale che è il
classico rock stile Banco, con tanto di tastiere e verve musicale. Un pezzo
degno di chiudere un album di cui molto si parlerà perché coincide con un nuovo
percorso intrapreso. E se quanto dichiarato in diverse interviste rilasciate, a
breve è probabile che il Banco si rifarà vivo con un nuovo lavoro, per intanto
godiamoci questo ritorno con Transiberiana
che con nostalgia ci riporta a Di Giacomo e Maltese, anche se poi, come sempre,
puntano in alto grazie alla capacità di Vittorio Nocenzi di tenere ancora in
vita una delle band più rappresentative ed importanti del nostro panorama
progrock.